Presentazione IL LEONE IMBRIGLIATO

presentazione del libro

Maurizio Coccia

Il leone imbrigliato. Artisti Istituzioni Pubblico
Castelvecchi editore

Cura e organizzazione: prof. Aldo Iori,  Cattedra di Storia dell’arte

Artisti, istituzioni, pubblico: Maurizio Coccia indaga il rapporto fra i tre principali protagonisti dell’arte contemporanea, parten­do da un’iniziale collocazione storico-critica per arrivare a una più precisa connotazione teoretica. Si discutono i pionieri della pratica in oggetto (Institutional Critique), risalendo nei decenni sino al principio del nuovo secolo, quando entrano in gioco le strategie conosciute come New Institutionalism e prendono slancio le nuove pratiche curatoriali, più accentratrici e perfomative. Largo spazio è dato anche ai principi della nuova museografia indirizzati a un ampliamento del pubblico nei musei, con esperienze tratte dalle vicende internazionali più recenti. Un libro che non vuole essere un manuale né un prontuario, ma una tavola rotonda, la possibilità di dialogo tra diverse visioni, come viatico per un’umanità futura informata e consapevole.

Maurizio Coccia

Docente di  Storia dell’arte contemporanea e Storia della critica d’arte presso l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila e di Storia della critica d’arte all’Accademia di Belle Arti di Perugia, è direttore del Centro per l’Arte Contemporanea Palazzo Lucarini di Trevi. Consulente di numerose istituzioni sui temi dell’arte pubblica, dell’architettura e della didattica museale, ha contribuito al Padiglione Italia alla Biennale Architettura di Venezia (2016). È membro del Comitato Direttivo della rivista “Parol – Quaderni d’arte e di epistemologia”. Per Aracne ha pubblicato Una rivoluzione non richiesta. Modelli di arte inclusiva dal Nord Sardegna (2014) e Cesare Cesariano. Ricomposizione di un problema critico (2015). Ha scritto per Postmedia Books, Gli Ori, Gangemi Editore, Manfredi Edizioni.

 
Estratto dal volume

Semplificando, potremmo dire che la Critica Istituzionale è una particolare pratica artistica sviluppatasi alla fine degli anni Sessanta, e che risente complessivamente del clima storico di quel periodo. Detto così, chiaramente, è riduttivo. Primo, perché relega il tema all’ambito artistico. Secondo, perché lo rimanda a un momento storico importante ma troppo circoscritto. Infine, così facendo, si trascura la solidità e duttilità del metodo che lo sostiene. Occuparsi di Critica Istituzionale, oggi, significa impiegare una strumentazione integrata e alternativa. E non solo. Rappresenta anche un incentivo ad andare oltre l’arte e la storiografia. Per evidenziarne il ruolo in una prospettiva più vasta. Che è quella dell’azione sociale, della convivenza civile, della gestione della cosa pubblica. Tutte attività, in pratica, regolate da norme e convenzioni. Non fa eccezione, ovviamente, l’arte. Pertanto: Si può quindi vedere la critica istituzionale non come un periodo storico e/o di genere all'interno della storia dell'arte, ma piuttosto come uno strumento analitico, un metodo di critica e di politica spaziale, che può essere applicato non solo al mondo dell'arte, ma agli spazi disciplinari e delle istituzioni in generale (Sheikh 2006). Ogni istituzione, infatti, è un dispositivo di mediazione tra diversi valori etici e interessi ideologici. Si tratta di una negoziazione costante, che presiede al corretto funzionamento delle comunità organizzate. Le società, intese come istituzioni strutturate in cerchi concentrici, devono estendere il bilanciamento di quella polarità anche ai sottosistemi che la compongono. Tra questi, per esempio, l’arte.

 

 In copertina: Mario Consiglio, C’era una volta un mondo con una bomba sotto, 2010 (foto di Laura Gianetti)

 

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