Lecture—Intervista con l’autore del Codex Seraphinianus per ragionare delle chiavi metodologiche e pedagogiche che emergono dal suo lavoro come ispirazione per l’alta formazione dedicata al design della comunicazione visiva.
Il progetto di conferenza che descriviamo nasce da una contingenza, la ormai pluriennale collaborazione che si è realizzata tra il Festival Sagra Musicale Umbra (AMU) e l’Accademia delle Belle Arti di Perugia (ABA-PG). In questi anni il progetto di manifesto che è stato adottato dallo storico Festival di musica sacra è sempre stato commissionato dalla Fondazione che organizza la manifestazione, agli studenti del biennio magistrale in Brand design dell’Accademia, coordinati dal Prof. Marco Tortoioli Ricci. In occasione dell’ultima edizione, il tema scelto dal direttore artistico Enrico Bronzi si fondava su una parola chiave, VISIONARI. Nel campo del visuale il riferimento al lavoro di Serafini come espresso nel suo Codex Seraphinianus è stato una conseguenza quasi naturale. A margine quindi del lavoro che gli studenti hanno condotto, ispirati dal suo lavoro e che ha condotto a una collezione di progetti prodotti di assoluto valore, in Accordo con SMU, con Fondazione Perugia CARIARTE e con la direzione di ABA-PG, è stata organizzata questa conferenza tenuta dalla direttrice dell’Accademia, Tiziana D’Acchille e dal Prof. Marco Tortoioli Ricci, coordinatore del Biennio magistrale in Brand design, in dialogo con l’artista alla scoperta delle chiavi semantiche, metodologiche, grafiche che entrano come ispirazione di un processo di educazione al progetto utile a futuri designer della comunicazione visiva.
Nel dialogo si sono toccati temi centrali nella poetica dell’artista, la cifra del grottesco e del sovvertimento così come anticipata in forme miniate dell’arte tardo medievale dei bestiari dell’epoca, il tema della catalogazione e delle tassonomie rapportata al alvoro di autori come Umberto Eco e così fortemente presenti nelle pagine del Codex, ancora il tema del doppio, doppelgänger, mito del romanticismo ispiratore del lavoro di Serafini messo in parallelo all’ossessione di artisti contemporanei come Boetti ugualmente attratti dall’idea del proprio doppio, ancora il tema della casa-opera in divenire, abitazione in cui Serafini vive che nel tempo si è trasformata in tempio della patafisica. Su questa linea la discussione si apre spontaneamente a memorie, ricordi di viaggio, divagazioni che arricchiscono i temi rappresentati regalando al pubblico una rappresentazione del tema estremamente ricca e, possiamo dire, unica.